I disegni sono parte de "Il libro dei sogni", un diario, tenuto da Fellini dagli anni Sessanta fino al 1990, periodo durante il quale, su consiglio dello psicoanalista Ernst Bernhard, il regista ha documentato puntualmente i suoi sogni e incubi notturni, sotto forma di disegni, annotazioni e schizzi, o come li definiva lui "segnacci, appunti affrettati e sgrammaticati".
Singolare è anche la coincidenza che lo spunto di questa opera venga dalla psicologia analitica; lo stesso Carl Gustav Jung aveva tenuto un suo diario, conosciuto come "Liber Novus", arricchito da straordinarie immagini e disegni simbolici che è stato reso pubblico solo nel 2009 e del quale dunque Fellini ignorava l’esistenza.
Fellini sognava ogni notte, come tutti noi, solo che lui quasi sempre ricordava ciò che aveva vissuto poche ore prima e così, quando non doveva girare un film o incontrare persone, si rinchiudeva nella sua stanza che aveva nello studio di Corso d’Italia, a Roma, e li disegnava. Su una bella carta di Fabriano, ma anche su pezzi di carta qualsiasi, su fazzoletti e tovaglioli dei ristoranti, raffigurava donne, uomini, animali, tanti oggetti e cose di ogni tipo. Un divertimento, il suo, accompagnato da quello che definiva “un pastrocchiare” tra le pagine, aggiungendo, sovrapponendo, tagliando, integrando, intervenendo pure con forbici e colla.
La mostra è quindi un complesso e colorato viaggio negli sterminati territori della fantasia di un genio, tra immagini e parole che aiutano a capire almeno una parte della intensa esperienza creativa del regista.
Oltre che a Bratislava questa selezione di disegni è stata visibile a Belgrado, Bogotá, Canberra, Città del Guatemala, Copenaghen, Detroit, Dhaka, Fiume, Ginevra, Haifa, Helsinki, Hong Kong, Il Cairo, Jakarta, Jerevan, Lima, Lione, Lisbona, Los Angeles, Madrid, Managua, Mascate, Miami, Montevideo, Nicosia, Oslo, Rosario, San Francisco, Santiago del Cile, Singapore, Tashkent, Tirana, Tunisi, Valona, Varsavia, Wellington, e Zagabria.